Al telefono con…Marco Zadra

Tra le interviste non poteva mancarne una ad un artista completo ed originale, dotato di una sensibilità estrema, che fa di lui una bellissima persona. Felici di annoverarlo tra gli Amici del Teatro Don Mario Torregrossa, lo abbiamo raggiunto telefonicamente per una chiacchierata molto piacevole che sintetizziamo per voi. Stiamo parlando di…

MARCO ZADRA (nato a Roma il 12/10/1963) attore, autore e regista teatrale di spettacoli comici di grande successo ed irresistibili monologhi dallo stile personale. Qui ne citiamo soltanto alcuni: “Zadriskie Point ,  “Il Mistero del Calzino Bucato” , “Karma letale”, “Grazie le faremo sapere , “Standing ovation”, “Ladri di battute”, “Pigiama per 6”, “Suit 425”. Per il resto vi rimandiamo alla pagina che gli abbiamo dedicato come amico del nostro teatro. Con la sua comicità raffinata, Zadra ha conquistato i consensi e le simpatie del pubblico, così entusiasta da tributargli la standing ovation. E’ anche docente del laboratorio del Teatro 7, di cui è direttore artistico Michele La Ginestra, con il quale Zadra ha lavorato in spettacoli come “Uno e basta”, “Last Minute”“Ago e Bianca” .

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VIDEO-INTERVISTA (2008) GALLERY

Il Covid-19 ha cambiato il mondo e tra i settori più colpiti c’è sicuramente quello del teatro. Come vedi il suo futuro nel medio-lungo termine?

Nell’immediato, grazie alla stagione estiva, si possono organizzare spettacoli all’aperto; ci sono quindi buone speranze che si potrà fare qualcosa nei prossimi tre mesi. Quello che vedo ancora con difficoltà è l’inizio della stagione teatrale nelle sale. Sono comunque fiducioso che nel lungo termine questa situazione rientrerà, si troveranno i farmaci e tutto riprenderà normalmente.

Che ne pensi del teatro con afflusso contingentato e dei progetti teatrali in streaming o in tv?

Il teatro non si può contingentare, né trasmetterlo in televisione o in streaming. E’ una cosa vera, che si deve vedere dal vivo. Già viviamo in un mondo totalmente virtuale, dove non si capisce più quale sia la realtà e quale la finzione. Sarà che sono un anti-tecnologico: a casa ho ancora il telefono fisso di una volta con la rondella; al navigatore preferisco Tuttocittà, così non ho neppure problemi di campo e, se mi perdo in un bosco di notte, guardo le stelle…A livello didattico, però, si può pensare di fare corsi individuali in smart working, come sta facendo mia figlia Giulia che insegna recitazione.

Standing ovation del pubblico entusiasta per Zadra e colleghi in “Pigiama per sei”

Come hai vissuto il periodo di reclusione forzata: ti sei dedicato a qualcosa in particolare? Sappiamo che vieni da una famiglia di pianisti ed anche tu sei un musicista…

Proprio perché sono fiducioso, sto lavorando ai progetti del prossimo anno: tra questi c’è un musical su Pippi Calzelunghe che andrà in scena come saggio del laboratorio del Teatro 7. Ora che si può uscire di casa, posso terminare la costruzione della scenografia, che consiste nella caratteristica casetta su due piani. Nei giorni di stretta quarantena, invece, ho studiato un po’ di Mozart e Chopin al pianoforte; sono stato tanto tempo con i miei figli, riuscendo a stare a tavola tutti insieme – cosa difficile quando si è in piena attività professionale. Poi c’è stata la new-entry di un gattino in famiglia che ci ha tenuti impegnati e, per finire, ho messo anche le zanzariere a tutte le finestre!

Ci sono o ci sono stati attori a cui hai fatto riferimento dal punto di vista professionale?

A livello comico, tra gli attori stranieri, sono stato un fan di Jerry Lewis, del gruppo britannico Monty Python e ho respirato appieno Toon Hermans, un comico fiammingo che ha cominciato ad avere successo dopo i 45 anni, ma è conosciutissimo in Belgio, il Paese natale di mia madre. Per gli italiani, da bambino ho amato Paolo Villaggio del Primo e Secondo Tragico Fantozzi, due pietre miliari per la regia di Luciano Salce. E poi Aldo Fabrizi, Totò, le coppie Vianello-Mondaini e Panelli-Valori, Walter Chiari, Gino Bramieri… mezzo Sistina, insomma. Per finire, in famiglia sono stato circondato da prozie simpaticissime, fonte di umorismo e di continue risate, grazie alla loro capacità di sdrammatizzare tutto.

Con la tua esperienza di attore e di insegnante nel laboratorio del Teatro 7, cosa consiglieresti ai giovani che hanno inclinazioni artistiche: ci sono ancora le condizioni perché possano inseguire i loro sogni?

Il Teatro 7 è un laboratorio eterno, in cui si può rimanere a fare lezione finché si vuole. C’è chi vi è cresciuto, ne è appassionato ed ora ci porta i figli piccoli. Di quelli che, invece, vogliono fare teatro professionalmente devo dire che ne sono usciti tanti, che hanno fatto il provino per entrare all’Accademia o sono andati all’estero, in particolare in Inghilterra o in Francia. Qualcuno ci prova. Purtroppo, però, i tempi non sono più quelli di una volta; è diventato tutto più difficile. Adesso con la sovraesposizione mediatica, anche senza avere preparazione, basta mettere in rete una stupidaggine che diventa virale e ti si aprono le porte della televisione e poi del cinema…ma è un fenomeno effimero, che ti dà la notorietà, non il successo che è ben altro. Il teatro è tutto un mondo a parte, che vive al di fuori di questo meccanismo della visibilità, quindi farlo è un lusso e bisogna affiancarlo con un’altra fonte di reddito. Gli spettacoli e le tournée non bastano. Comunque, il messaggio che vale un po’ per tutti è “Nella vita segui il tuo sogno, però non farti illusioni”.

Hai conquistato il pubblico del Teatro Don Maio Torregrossa nel dicembre 2019 con il tuo cavallo di battaglia “Zadriskie point” e, nel febbraio 2020, dirigendo in “Rumori fuori scena” i ragazzi del laboratorio che hai al Teatro 7. Cosa hai da proporci per un eventuale ‘teatro estivo in piazza’ e per la ripartenza della prossima stagione?

Questa estate non sarà possibile rappresentare una commedia con più personaggi, dovendo rispettare il distanziamento anche tra gli attori sul palco. Potrei quindi mettere in scena “Zadriskie Point in una versione one-man-show oppure un’altra pièce scritta da me, “Karma Letale”, condividendo la scena soltanto con un altro attore. Per la prossima stagione 2020-2021, invece, sono pronti il giallo divenuto un cult  “Il Mistero del Calzino Bucato” e “L’Ultimo Recital”, che avevo già programmato di proporre per il ventennale della morte di mio padre Fausto (ndr. il noto pianista argentino scomparso il 17/05/2001 durante un’esibizione al pianoforte in teatro). E’ un omaggio a lui, ma è anche un viaggio a volte comico, a tratti esilarante, che racconta aneddoti curiosi legati a momenti di vita che ci uniscono, come i mondiali di calcio dell’82, la prima confessione, il difficile rapporto con i compagni di classe, il servizio militare ecc.. E’ anche uno spettacolo pieno di poesia con un finale molto toccante.

Le locandine di alcuni degli spettacoli di Zadra replicati con grande successo sui palcoscenici della Capitale

Per concludere, c’è qualcosa di cui non abbiamo parlato e che vorresti aggiungere?

In relazione a quanto stiamo vivendo, vorrei richiamare tutti al buon senso. E’ molto importante averlo in questo momento di riapertura, perché un comportamento superficiale e irrispettoso può portare ad un secondo lockdown. Lo dobbiamo alle tante persone che sono morte. Non riesco a dimenticare un servizio da Bergamo con le immagini degli anziani portati via da casa e salutati dai figli con l’inconfondibile dialetto del Nord (ndr. Zadra ha origini trentine) come se partissero per la guerra e purtroppo molti non sono tornati. Erano addii in diretta, terribili…Queste persone sono state la nostra storia, hanno un nome e un cognome, ma troppi non ci fanno caso e continuano a non rispettare le precauzioni indicate, come il distanziamento etc. Al tempo stesso, però, ci vuole criterio anche nell’applicare la legge: non si può arrivare a multare chi è a passeggio da solo in una zona isolata, con indosso la mascherina, ma ha sforato di qualche metro la distanza consentita dalla propria abitazione. Non è certamente la stessa cosa di chi, da irresponsabile, non può fare a meno della movida. Questa quarantena, che ci ha fatto stare a casa a pensare, spero abbia fatto riflettere soprattutto i giovani sull’importanza di apprezzare quello che si ha e non va dato per scontato. Torna l’esempio degli anziani, i nonni, che non si va mai a trovare e a cui nessuno telefona. Le persone vengono un po’ dimenticate, per poi pentirsene…Ecco, il Covid-19 è stato un monito: ci ha insegnato a dare la giusta importanza alle cose, a non fare sprechi e a rispettare di più tutto, a partire dalla natura, che in questo periodo si è riappropriata di alcuni spazi. Insomma, il messaggio che lancio ai giovani è “Fate tutto con entusiasmo, come se fosse un lusso poterlo fare”. E così dovrebbe essere ogni giorno della vita.

GRAZIE, MARCO, PER AVERCI DEDICATO DEL TEMPO (A PROPOSITO DEL “NULLA E’ SCONTATO”), PER LA TUA SIMPATIA INNATA ED ANCHE PER LE RIFLESSIONI PIU’ PROFONDE CHE HAI VOLUTO CONDIVIDERE CON NOI.

Margherita De Donato