Vincenti come Ariele

Attore, autore e regista teatrale, abbiamo applaudito Ariele Vincenti al fianco di Michele La Ginestra e Manuela Zero ne “Il piacere dell’attesa”, in cui veste i panni dell’aiuto vivaista Aldo. Speriamo di rivederlo sul palco del Teatro Domma con altri suoi lavori, tra i quali andiamo a scandagliare e…se son rose fioriranno!

ARIELE VINCENTI , nato a Roma nel 1977, laureato al D.A.M.S. , diplomato nella scuola di recitazione Teatro Azione, successivamente partecipa a diversi seminari di commedia dell’arte, biomeccanica, musical e teatro di narrazione. E’ aiuto regia e actor coach nei musical “Faust” e “Evita”. Nel 2012 è nel cast di “Fausto e gli sciacalli”, un lavoro di Gianni Clemente, che ha per protagonisti Paolo Triestino e Nicola Pistoia. Con quest’ultimo ha lavorato anche in altri spettacoli, tra cui “Cose popolari” (2017) e “Il piacere dell’attesa” (2023).

Nel 2016 debutta con il suo primo monologo“Marocchinate”scritto con il cantautore e scrittore romano Simone Cristicchi, suo coetaneo, da cui è stato tratto l’omonimo libro edito da La Nave di Teseo. Questa è una storia sconosciuta successa in una terra sconosciuta. Primavera del 1944, Italia centrale: dopo lo sfondamento da parte degli Alleati della linea di Montecassino, ultimo baluardo tedesco, la guerra è apparentemente finita e l’Italia è libera, ma per le popolazioni delle campagne tra Lazio e Abruzzo cominciano i giorni più terribili. E questa è l’altra faccia della Liberazione:
“Aspettavamo ji salvatori… so’ arrivati ji diavoli!”

Ariele Vincenti con Simone Cristicchi (a sinistra nella foto) e Marcello Corvino. A.Vincenti tornerà più volte a collaborare con S.Cristicchi, ad esempio nello spettacolo del 2019 “Happy Next – Alla ricerca della felicità” ((libro edito da ‘La Nave di Teseo’ nel 2021).

Nel 2017 come regista e co-autore mette in scena “Storie Bastarde che racconta la vita di periferia degli anni ’80, dove un adolescente diventa adulto attraverso esperienze di strada. Nello stesso anno recita in “Certe notti”, un copione scritto da Antonio Grosso, il quale è anche interprete dell’atto unico, dedicato a tutte le popolazioni che a causa del terremoto hanno perso tutto, e punta il dito contro quel sistema che, potendo prevenire, ha invece investito diversamente.

Nel 2018 è attore e regista dello spettacolo musicale “Dalle Sbarre alle Stelle” , risultato di un percorso teatrale sostenuto dal Teatro Stabile d’Abruzzo durato sette mesi e tenuto da Ariele Vincenti, in collaborazione con il giornalista-regista Fabio Masi, con la direzione artistica di Simone Cristicchi. Le canzoni sono del cantautore romano Emilio Stella. Coreografie ballate, scene di delirio e violenza collettiva, ma anche numerose situazioni ilari e grottesche. Come il libro “Cento lettere. Dalle sbarre alle stelle” scritto dallo stesso Masi e dal detenuto Attilio Frasca, lo spettacolo racconta la vita criminale di quest’ultimo, dai primi reati alla lunga carcerazione. Tutta la vicenda è intervallata dalle lettere scritte da lui e da due suoi amici fraterni, anch’essi reclusi in carceri italiani, ad un altro loro amico, Massimo, interpretato da Flavio Insinna. Pur rimanendo fedele alla storia dell’autore narrante in prima persona, il lavoro teatrale ha voluto universalizzarla, facendola diventare la voce degli altri detenuti in scena. Il delirio di onnipotenza, la solitudine e la redenzione descritti nel libro, nello spettacolo vengono tradotti sul palco da 10 attori detenuti, sempre in scena come un corpo unico, attraverso emozioni forti e intime, che solo chi conosce la vita carceraria può arrivare a esprimere. Dalla spensieratezza dei bambini che giocano sui prati di borgata alle prime “marachelle”, dalla violenza allo stadio, ai reati “di strada” e non solo, fino all’inevitabile carcerazione, con tutto ciò che ne consegue.

Il teatro come metafora di qualcosa a cui aggrapparsi per una rinascita oggettiva e spirituale, esorcizzando i problemi che vive giornalmente un detenuto e facendogli rivivere, anche solo per un’ora, la sensazione di sentirsi libero.


Nel 2019 è attore, autore e regista di “Ago, Capitano Silenzioso” (nel video)dedicato ad Agostino Di Bartolomei, storico Capitano della A.S.Roma. La sua storia ha fatto da spartiacque tra un mondo e l’altro. C’era una volta… il calcio vero. Quello senza scommesse, fatto con pochi soldi, senza partite truccate, senza donne e senza gossip e soprattutto fatto con grande rispetto per gli avversari. Il calcio giocato dai bambini negli oratori, nella piazza di qualsiasi periferia (Agostino era di Tor Marancia), con le porte sul muro tracciate con due gessetti. Questo spettacolo ha portare a teatro padri e figli insieme e vi hanno assistito anche tante persone a cui non piace il calcio, ma sono rimaste affascinate dalla storia.

Nel 2020 è regista di “Vita da Cani”, che affronta il problema della ludopatia e debutta anche con il suo monologo “La Tovaglia di Trilussa” , dedicato al grande poeta romano.

Nel 2021 scrive e dirige  “I matti di Dio”, spettacolo musicale incentrato sulla vita di Oreste De Amicis, uno strano personaggio che a metà Ottocento si è autoproclamato ‘il Messia d’Abruzzo’, sceso in terra per redimere gli uomini e difendere i poveri dai soprusi dei potenti.

Nel 2022, dopo aver girato l’Italia con teatri sempre tutti esauriti, il nuovo allestimento “Forza Venite Gente – il musical” da lui diretto approda al Teatro Nuovo Orione di Roma.

Nel 2023 affianca Michele La Ginestra e Manuela Zero ne “Il piacere dell’attesa” per la regia di Nicola Pistoia.

 Ariele Vincenti nei panni di Aldo, assistente del vivaista Giacomo (Michele La Ginestra) ne IL PIACERE DELL’ATTESA:  personaggio esilarante e un po’ strambo, vive la sua vita cadenzata dai “tempi della routine” impostagli dalla madre. (Foto di Alessandro De Luca Rapone)
Nel 2021 ‘MAROCCHINATE’ è tornato in scena

 “Marocchinate – L’altra faccia della Liberazione” è la storia di un piccolo paese della Ciociaria e di Angelino, un pastore abituato alla faticosa vita contadina, che viene sconvolta proprio quando la guerra sembra finita. Alle truppe marocchine aggregate agli Alleati viene infatti promesso, in caso di conquista delle posizioni tedesche, il “diritto di preda” contro la popolazione civile. Cinquanta ore di carta bianca, cinquanta ore in cui possono razziare tutto quello che trovano: oro, case, vino, bestie, donne. Tra queste c’è Silvina, la moglie di Angelino, che diventerà anch’essa una «marocchinata». Gli incursori, infatti, riescono nel loro compito e pretendono la loro ricompensa, lasciando dietro di sé una scia di violenza, che segnerà per sempre le vittime e i testimoni increduli di quei fatti. I personaggi ricostruiscono una storia dimenticata, ciascuno con la sua voce e il suo carico di ricordi, in una testimonianza civile contro l’insensatezza di ogni violenza. Per non dimenticare le migliaia di donne vittime di quelle violenze. Con l’obiettivo che le loro parole diventino le nostre parole, diventino la nostra storia.