“L’Ultimo Recital” al Teatro Ghione, standing ovation per Marco Zadra alla sua prima nel ricordo del padre Fausto, meraviglioso pianista solista

Amore e ammirazione per una famiglia davvero speciale sono al centro dello spettacolo con un finale a sorpresa pieno di poesia ed umanità. Marco Zadra emoziona e diverte il pubblico con il suo racconto, che ricorda l’emigrazione del nonno Alcide in Argentina nel 1923 e si conclude nel 2001 con la scomparsa del padre Fausto, pianista di fama internazionale, nel pieno dell’esecuzione del suo primo concerto dopo vent’anni di assenza da Roma.

17 maggio 2001, sul palco del Teatro Ghione di Roma le mani di Fausto Zadra si muovono agilmente sulla tastiera dello Steinway gran coda, suonando il “Notturno n.2 in Re bemolle” di Frederic Chopin, quando a soli due minuti e mezzo dall’inizio del concerto il M° Zadra ha piegato la testa sul pianoforte, quasi come un ultimo abbraccio verso lo strumento che lui tanto adorava. Marco Zadra è presente in sala con il resto della famiglia, perché il padre lo ha voluto lì, per fare una breve introduzione letteraria dedicata alla vita del compositore polacco.

Se ne andava così un meraviglioso artista (Fausto Zadra era solista nelle più celebri orchestre del mondo, come Santa Cecilia e la Konzerthaus di Vienna) ed un padre molto presente, pronto a lasciare un testamento di amore per la famiglia e per la musica.

16 e 17 maggio 2023, esattamente a distanza di 22 anni, Marco Zadra sale di nuovo sul palco del Teatro Ghione per un delicato omaggio a papà Fausto e a mamma Marie Louise, entrambi pianisti di fama internazionale.

Papà, argentino di Barranquitas -Santa Fe, classe 1934, è stato un bambino prodigio che a tre anni ha iniziato a fare musica con l’acordeon grazie allo zio materno, mentre a cinque suonava il pianoforte talmente bene che si esibiva spesso al circolo trentino di Buenos Aires per gli immigrati trentini e poi al Teatro Astral. Piano piano ha intrapreso un percorso artistico che lo ha portato a Roma a conoscere il maestro Carlo Zecchi e poi, tramite lui, la mia mamma, la belga Marie Louise Bastyns, anche lei pianista. Si sono stabiliti a Roma, dove i miei due fratelli ed io siamo nati. Quindi tutto è partito da questa storia di migrazione dei miei nonni paterni trentini e del ritorno di mio padre in Italia.” – MARCO ZADRA

Fausto Zadra (Barranquitas 1934 – Roma 2001) figlio dei trentini Alcide e Dina emigrati nel 1923 in Argentina

“…Ogni musicista ricrea l’opera attraverso la sua sensibilità, la sua cultura, la sua riflessione; è per questo che egli è un interprete e non un esecutore. Nessuno possiede la verità della musica…” – FAUSTO ZADRA

La platea gremita del Teatro Ghione (in via delle Fornaci) – Ph: Valerio Faccini

Sicuramente a livello di sensibilità Marco Zadra ha ereditato molto da suoi genitori e lo ha messo in pratica in un’altra forma, quella del teatro, diventando regista ed attore. Sul palco del Teatro Ghione Zadra è un trascinatore, un artista che sa catturare il pubblico, domarlo, renderlo suo grazie alle sue mille sfaccettature. Con lui lo spettacolo vola; mai un calo di tensione grazie alla sua gestualità, alla sua parlantina, alle trovate e all’energia che catturano dall’apertura del sipario fino alla chiusura, regalando una serata piena di emozioni. Per essere presente in sala per la prima replica di Marco Zadra è venuto direttamente dall’Inghilterra anche il pianista e critico musicale Christopher Axworthy (marito dell’attrice Ileana Ghione con cui fondò il teatro di via delle Fornaci che ne porta il nome) che ha commentato su FB così: Standing ovation for Marco Zadra or was it for Fausto the father he had shared with us. A journey that took us back to that moment when Fausto was so overcome by the beauty he was creating with Chopin’s D flat Nocturne that the Angels opened the gates for him on that fateful day 17th May 2001.

MARCO ZADRA: Ieri sera la prima al Teatro Ghione è stata una serata veramente speciale. Grazie a chi c’è stato e a chi ha apprezzato la storia, che vado raccontando in memoria della mia incredibile famiglia. E’ uno spettacolo davvero importante per me. Ringrazio di cuore tutte le persone che si sono emozionate insieme a me, dimostrando il proprio gradimento con tante risate ed il lungo applauso finale.”

Ne “L’ultimo recital” dedicato al padre, scomparso proprio al Ghione suonando il suo ultimo concerto non ci sono solo lacrime di commozione. Attraverso i racconti folli e divertenti dell’infanzia e della sua vita, Marco Zadra conduce il pubblico in un viaggio spensierato, comico e poetico, dedicato all’amore per l’arte – in particolare la musica – e per la famiglia. Racconta l’attore: “Questo monologo che riguarda sicuramente moltissimo la mia famiglia, mio padre in particolare, è anche un viaggio in cui tutti potranno ritrovarsi. Parla di un periodo che va dal 1900, anno di nascita di mio nonno, e arriva al 2001, l’epilogo ovvero ciò che è successo gli ultimi giorni, nelle ultime ore di papà. Tutto però è raccontato in maniera molto leggera, autentica. Le persone che hanno visto lo spettacolo (non si tratta di un vero e proprio debutto, perché è stato già sul palco del Teatro della Cometa nel 2019) e non sapevano nulla della storia, mi hanno detto che si sono calati tantissimo in essa, rimanendone conquistati”.

Anche il tema della morte è affrontato con garbo e leggerezza, grazie alla generosità con la quale Zadra ha condiviso il racconto con tutta la sua forza e le sue fragilità in un crescendo travolgente di ritmi e di riflessioni poetiche ed umane.

“I miei genitori hanno portato a compimento la loro missione terrena: la musica per loro è stata un veicolo importante con cui trasmettere i valori in cui credevano. Lo hanno fatto sia attraverso la bellezza delle loro doti interpretative, lasciando un testamento artistico di altissimo valore, ma anche attraverso la quotidianità di gesti umani disinteressati e soprattutto lontano dalla luce dei riflettori“. Al decesso del padre, la famiglia ne donò tutti gli abiti a poveri e barboni, che uscirono bellamente rifiniti in giacca e cravatta in tinta sulla camicia. Questo è soltanto uno degli esempi d’amore che portano l’attore ad affermare con orgoglio che la vita dei genitori e in particolare della madre, la belga Marie Louise Bastyns, donna eccezionale e pianista unica per talento artistico e sensibilità interpretativa, “è stata una vita trascorsa al ‘servizio’ degli altri, dando così meno spazio ed importanza ad una ‘carriera’ magari densa di successi, ma allo stesso tempo vuota per lei di significato umano. Perché quella era la sua priorità: seguire più da vicino nostro padre condividendo con lui gioie e dolori, non far mancare mai il suo supporto ed il suo affetto a noi figli e non di meno sostenere tanti giovani allievi provenienti da tutto il mondo aprendo ‘letteralmente’ le porte della sua casa e del suo grande cuore”. (cit. qui)

La pianista Marie Louise Bastyns, nata nel 1934 ad Hasselt nella parte fiamminga del Belgio e deceduta nel luglio 2020 a Bruxelles

Nello spettacolo c’è questo fervido ricordo della mamma, venuta a mancare nel 2020: diplomatasi al Conservatorio di Bruxelles e dotata di grandi capacità organizzative, insieme al marito Fausto – conosciuto a Roma presso l’Accademia di Santa Cecilia – ha fondato il C.I.S.M. (Centro Internazionale Studi Musicali), oltre a festival internazionali di grandissimo prestigio – come la Primavera Musicale di Roma, l’Estate Musicale di Taormina, gli Incontri Musicali di Sorrento, Ravello e anche in Trentino Alto Adige.

11° concorso pianistico internazionale intitolato al M°Fausto Zadra (nel 2023 si è tenuta la prima edizione riservata a giovani fino ai 23 anniLa prossima sarà nel 2025)

Fausto Zadra e Marie Louise Bastyns furono entrambi grandi pianisti, che hanno dato una testimonianza forte e tangibile del loro talento e della loro umanità, uniti da profonde affinità elettive e da un incredibile virtuosismo musicale. Sono stati un punto di riferimento dell’interpretazione musicale della tradizione pianistica italiana nel segno dell’eredità del M° Carlo Zecchi, ma anche un punto di riferimento della didattica. “Papà aveva questo grande dono ed è appunto ricordato con grande affetto da molti suoi allievi, che ci tengono ad essere presenti in sala il 16 ed il 17, giorno esatto della sua scomparsa. Chi ha studiato con lui ha avuto una sorta di guida che li seguiva in tutto e per tutto, che non guardava molto all’aspetto economico. Con gli studenti non instaurava un rapporto freddo, legato semplicemente allo strumento, ma qualcosa che andava molto al di là. Ha fondato anche delle scuole di perfezionamento in Svizzera, a Losanna, e anche a Cullera (nella provincia di Valencia, Spagna) e poi a Roma.” (fonte IMD Radio)

Altri video di esibizioni dei due pianisti sono disponibili in questo canale youtube

OMAGGIO A DUE GENITORI SPECIALI

Marco Zadra ha arricchito questo memoriale, documentandolo con brevi video di alcuni loro concerti, inseriti frammentariamente nel collage dei suoi ricordi.

La musica accompagna il racconto dell’attore, spaziando dalla classica (Mozart, Schumann, Brahms) a brani più moderni (Beatles, Simon & Garfunkel, Pat Metheny, Astor Piazzolla) per sottolineare il trascorrere del tempo (qui la lista completa dei brani).

Gli episodi della storia dalla famiglia Zadra si intrecciano con la Storia riguardante l’Italia: a volte sono drammatici (il periodo della guerra e il fenomeno dell’emigrazione) a volte memorabili (la vittoria italiana ai Mondiali di calcio 1982), ma raccontati tutti con il tocco lieve dell’artista.

UN VIAGGIO NEL TEMPO

Nel Teatro Ghione è esposto il pianoforte gran coda al quale si esibì Fausto Zadra il 17 maggio 2001

UN MONOLOGO CHE PARLA DI AMORE, DI VITA

Passando dal registro drammatico a quello comico, Zadra ricorda aneddoti curiosi ed esilaranti dell’infanzia, mostrando la sua gratitudine per quanto i genitori hanno donato a lui e ai suoi fratelli, Herman e Carlo. Racconta che durante le scuole elementari non riusciva a stare seduto, nonostante i richiami della maestra. Rammenta il difficile rapporto con i compagni di classe, che lo portava spesso litigare in particolare con il rivale Magrini. Ricorda anche la scuola di élite frequentata grazie agli enormi sforzi economici dei suoi. Era un collegio molto austero gestito da preti, dove esibiva i regali improbabili che il padre riportava dalle tournée nei paesi dell’Est – scarpe Adidas a quattro strisce e magliette appartenenti a squadre rumene per lo più sconosciute – e ‘sfoggiava’ anche pullover pesantissimi, altrimenti destinati ai ragazzi africani dello zio missionario Padre Bianco d’Africa. E sempre in quella scuola, Zadra affrontò la prima confessione ed un terribile saggio di pianoforte, da lui temuto perché non sapeva ancora suonare (adesso, invece, è un abile pianista: “Buon sangue non mente!” e qua e là sui suoi profili social ci sono alcuni video che lo testimoniano). Nello spettacolo c’è anche una simpatica dimostrazione di Zadra alle prese con un altro strumento

CON “L’ULTIMO RECITAL” SI COMPIE UN VIAGGIO NELLE EMOZIONI

Superfluo aggiungere che da buon sudamericano di Barranquitas – in provincia di Santa Fè – il padre Fausto gli ha insegnato a giocare a calcio; quindi la passione per lo sport ha portato Marco Zadra a frequentare e diplomarsi all’ISEF insieme a Francesca Romana Misiti, in seguito divenuta sua moglieper poi trovare nel teatro lo sbocco naturale della sua creatività ed estrema sensibilità. (ndr. Francesca lo affianca anche in questa avventura teatrale, di cui ha curato scenografia e costumi). Nello spettacolo c’è anche il racconto tragicomico del Mondiale di calcio del 1982 con le prodezze di Paolo Rossi (i cui gol contro il Brasile vengono rievocati in scena sullo schermo in fondo) vissute in un paesino sperduto della campagna fiamminga, facendo attenzione a non esultare troppo per non spaventare il cane cardiopatico della nonna materna, la bella Julia Cleeremans sposata al Colonnello Jules Bastyns (di lui si erano perse le tracce per lunghi anni, poiché era stato condotto in un campo di prigionia in Polonia). Quando gli azzurri di Bearzot e Zoff vinsero 3-1 contro la Germania Ovest, Zadra percorse con la bicicletta i viottoli della campagna insieme al fratello, sventolando fanaticamente il tricolore.

Uno spettacolo coinvolgente, intimo e divertente

Mercoledì 17 maggio 2023: seconda replica di Marco Zadra sul palco del Teatro Ghione esattamente a 22 anni di distanza da “L’ULTIMO RECITAL” tenuto lì dal padre Fausto Zadra.

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Il TEATRO GHIONE è stato fondato e diretto dall’attrice Ileana Ghione che spesso ha preso parte agli spettacoli andati in scena, fino alla sua scomparsa avvenuta il 3 dicembre 2005, recitando “Ecuba”. La sala – che contiene 465 comodi posti dislocati tra platea e galleria – alterna testi classici a lavori più moderni: nella programmazione non mancano mai opere di Wilde, Pirandello, Shakespeare e Goldoni, oltre a concerti musicali. Il Teatro Ghione è dotato di un elegantissimo foyer, dal quale si accede ad un’ampia ed accogliente sala lettura dove è a disposizione del pubblico, per una libera consultazione dei volumi, la biblioteca personale di Giorgio Albertazzi, donata da lui stesso al teatro, come punto di riferimento culturale della vita capitolina. Il Teatro Ghione è situato in via delle Fornaci 37, vicino alla Basilica di San Pietro, una delle zone di maggior rilievo storico-turistico.

E’ DI SCENA MARCO ZADRA

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Zadra con “L’Ultimo Recital” sul palco del Teatro della Cometa (Ph. Manuela Giusto) – Scenografie e costumi di Francesca Romana Misiti
APPLAUSI per “L’Ultimo Recital” al Teatro Domma (Ottobre 2022), dopo le repliche al Teatro 7 (Gennaio 2022) ed a Villa Massimo (Luglio 2021)

“L’Ultimo Recital” al TEATRO GHIONE