#iorestoacasa e scrivo: “CHIUSI PER COVID”

Emergenza Coronavirus: dal 4 marzo tutti a casa e distanziamento sociale…ma la penna non si ferma ed asseconda il flusso di coscienza.

Sembra di vivere in un mondo surreale in cui tutto è sospeso. Le strade sono vuote. Non passa una macchina. Nessun rumore. Eppure è un orario di punta, in cui normalmente tutti sono in piena attività. Anche io sono chiusa in casa, ferma…o meglio lo è il mio corpo, perché la mia mente invece viaggia, esplora mondi – navigando in internet – ed incontra gli altri con le videochiamate.

Certo manca il dialogo di persona, ma in questo momento dobbiamo necessariamente distanziarci. E’ un momento in cui siamo “distanti ma uniti”, per riflettere sulle cose che stanno accadendo a tutti noi indifferentemente. Il perché di tutto ciò sta in un piccolo-grande nemico di nome Covid-19. Questo ‘virus con la corona’, partito da Wuhan in Cina, sta infestando il globo: ha mietuto già tante vittime e continua a mettere a repentaglio la vita di molti.

Ci sta relegando in casa, costringendoci a cambiare abitudini per evitare il contagio, ma sta anche moltiplicando il nostro tempo. Il tempo del silenzio e della meditazione, per leggere e rileggere non soltanto i libri, ma anche la nostra vita; per amare i passi fatti fino ad oggi e che abbiamo dato per scontato; per coinvolgere il cuore e capire meglio noi stessi e come amiamo le persone…Quanta bellezza abbiamo dentro di noi e per qualche motivo abbiamo messo da parte! Quanti gesti e parole buone possiamo mettere in atto in famiglia, ora che non si corre tutti forsennatamente tra un impegno e l’altro!

Ripartiamo da qui, dal desiderio di rendere bella la nostra vita e quella degli altri, adesso maggiormente quella di chi ci è vicino in casa, ma finita l’emergenza anche dei più distanti. Possiamo anche essere solidali fin d’ora, raggiungendo una persona anziana con una telefonata che le allieti la giornata oppure aderendo ad iniziative per donazioni agli ospedali, dove medici ed infermieri si stanno prodigando per il bene di tutti noi, sostenendo ritmi serrati.

Tutto si è bloccato, l’economia collassa. Ma come siamo arrivati a ciò? Credendoci padroni della sorte del mondo, capaci di avere tutto sotto controllo, onnipotenti creatori di questo modello di società consumistica fondata sulla produttività. Invece, ecco l’imprevisto: è bastato l’impatto con qualcosa che viene da fuori di noi, con le sembianze di un virus, a farci scoprire fragili e a creare un clima di paura. Una sfera infinitamente piccola, dotata di peduncoli, ha creato un’epidemia infinitamente grande. Questo micro-nemico ci ha reso uguali gli uni agli altri. Adesso tutti – anche se bianchi, occidentali e non passeggeri di barconi – restiamo bloccati alle frontiere, indesiderati, perché portatori di una malattia di cui non siamo responsabili. Siamo di fronte ad una realtà ostile, che ci chiede di essere solidali, di cooperare per venirne fuori tutti insieme come cittadini del mondo. E così la Cina, il primo paese in cui il Coronavirus si è ampiamente diffuso, ha mandato in nostro soccorso i suoi medici con le apparecchiature ed il plasma per infondere gli anticorpi sviluppati da chi è guarito.

Gli italiani – come sempre nelle difficoltà – riscoprono il patriottismo, esaltando le eccellenze nazionali e dandosi appuntamento per flashmob musicali, in cui intonano dai balconi l’inno nazionale o canzoni rappresentative del nostro Belpaese. C’è chi sfodera l’ironia come arma di difesa, mandando valanghe di messaggi su WhatsApp per sdrammatizzare la situazione delicata.

Certamente anche io spero di uscire prima possibile da questa difficile realtà che stiamo vivendo. Ma ancor più mi auguro che tutti gli uomini, dai potenti della terra al più piccolo di noi, ne tragga insegnamento.

Nella globalizzazione siamo interconnessi e tutto può essere trasmesso in un baleno…è dunque vero che il battito d’ali di una farfalla da una parte del mondo generi un uragano dall’altra parte. Abbiamo stravolto le leggi del mondo e della vita; adesso è la vita stessa a chiederci il conto, riequilibrando le cose a modo suo. Per una strana coincidenza questa esperienza è iniziata con la Quaresima e si sta prolungando in primavera.

Ci sta chiedendo di fare digiuno da tante cose superflue, per riempirci di altrettante più belle: ascolto, compassione, solidarietà, empatia, consapevolezza, fiducia.
Ci sta chiedendo di “metterci in cammino” non verso una mera data sul calendario, ma verso una vera rinascita che ci faccia risorgere con nuove fondamenta: meno consumatori, più esseri umani.
Allora #iorestoacasa e scrivo, augurando “buon cammino a tutti!

Margherita De Donato