La vicenda di “Marcinelle” raccontata da Ariele Vincenti

21 e 22 marzo: un testo scritto e interpretato da Ariele Vincenti con Francesco Cassibba, Stefano Di Lauro, Aleksandros Memetaj e Sarah Nicolucci, che ricorda la tragedia dei minatori italiani in Belgio, settant’anni fa.

Uno spettacolo dal valore unico, con cui Ariele Vincenti si fa custode di una memoria collettiva mai dimenticata.

Si racconta la vita di quattro minatori italiani, dalla partenza dai loro paesi fino alla tragedia di Marcinelle. Il viaggio, promesso di 28 ore, durò invece cinque giorni in condizioni disumane. All’arrivo trovarono alloggi freddi e scomodi, ricavati da ex campi di concentramento, e un lavoro estenuante: turni massacranti, paghe a cottimo, pasti scarsi e minacce a chi protestava. A mille metri di profondità scavavano sdraiati in gallerie alte mezzo metro, tra polvere, rumore e aria irrespirabile: la cosiddetta “musica della miniera”. Nei rari momenti liberi giocavano a carte, telefonavano a casa o seguivano lo sport, spesso discriminati come italiani. Fino al silenzio della tragedia, quando la loro voce si spense per sempre.

21 marzo ore 18:00 – 22 marzo ore 17:00

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Ariele Vincenti

LA TRAGEDIA DI MARCINELLE: 8 agosto 1956

A causa degli effetti distruttivi della seconda guerra mondiale, il Belgio, si ritrovò con poca manodopera disponibile per il lavoro nelle antiquate miniere del bacino carbonifero della regione della Vallonia. I belgi non erano più disposti a fare lavori logoranti e pericolosi e si cercò manovalanza all’estero. Il 23 giugno 1946 fu firmato il Protocollo italo-belga che prevedeva l’invio di 50 000 lavoratori in cambio di carbone. Nacquero così ampi flussi migratori verso il paese, uno dei quali, forse il più importante, fu quello degli italiani verso le miniere belghe. Nel 1956, fra i 142 000 minatori impiegati, 63 000 erano stranieri e fra questi 44 000 erano italiani.

Il “pozzo I” della miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio, era in funzione sin dal 1830; di certo, la sua manutenzione era ridotta al minimo necessario. Tra le altre funzioni, questo pozzo serviva da canale d’entrata per l’aria. Il “pozzo II”, invece, operava come canale d’uscita per l’aria: l’aerazione era assicurata da grandi ventilatori, posti all’esterno, che aspiravano l’aria viziata. Il “pozzo III”, in costruzione, aveva delle gallerie connesse con i primi due, ma esse erano state chiuse. Ogni pozzo era dotato di due ascensori, azionati da potenti motori posti all’esterno. La maggior parte delle strutture all’interno del pozzo era in legno, il materiale più comunemente impiegato, anche perché le strutture in legno preservavano l’usura prematura del cavo che, oscillando, poteva toccare le traverse.

L’8 agosto 1956 nella miniera di Marcinelle un incendio – causato dalla combustione d’olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica – sviluppandosi inizialmente nel condotto d’entrata d’aria principale, riempì di fumo tutto l’impianto sotterraneo, provocando la morte di 262 persone delle 275 presenti, di cui 136 immigrati italiani e 95 belgi. Solo 13 minatori sopravvissero.

L’incidente è il terzo per numero di vittime tra gli immigrati italiani all’estero dopo i disastri di Monongah e di Dawson.

Il sito Bois du Cazier, oramai dismesso, fa parte dei patrimoni storici dell’UNESCO.

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