Che aspettate, FORZA, VENITE GENTE!

Nel giorno dell’Epifania, in uno spettacolo extra cartellone, Michele Paulicelli racconta il musical più visto d’Italia dal 1981, sulla vita di San Francesco d’Assisi.

Si tratta di un recital sulla storia del famoso musical che Don Simone Giovannella, responsabile del Teatro Domma, ha voluto ospitare presso la sala teatrale perché nel 2023 il presepe, nato dalla mente di San Francesco d’Assisi, ha compiuto 800 anni. La prima sacra rappresentazione, infatti, ebbe luogo a Greccio nel 1223.

L’obiettivo di MICHELE PAULICELLI, il Francesco del debutto di quarant’anni fa, che ha scritto la colonna portante delle musiche, è quello di emozionare il pubblico e di trasmettere la forza e la bellezza della vita del patrono principale d’Italia assieme a S. Caterina da Siena.

Michele Paulicelli, attore e anche autore delle musiche insieme a Giancarlo De Matteis e Giampaolo Belardinelli

PRENOTAZIONI: cell 3286077138 – teatrodomma@gmail.com

SAN FRANCESCO, nato Giovanni di Pietro di Bernardone, venne al mondo ad Assisi nel 1182, da una famiglia della nascente borghesia. Dopo una vita giovanile spensierata e mondana, ispirata all’ideale cavalleresco, Francesco si convertì al vangelo, che visse con radicalità – “sine glossa” – in povertà e letizia, seguendo il Cristo povero, umile e casto, secondo lo spirito delle beatitudini. Insieme ai primi fratelli che lo seguirono sulle tracce di Cristo, attratti dalla forza del suo esempio, predicò il vangelo di Gesù nella radicalità delle sue esigenze, contribuendo al rinnovamento della Chiesa, fortemente bisognosa in quel tempo di testimoni che le indicassero le vie del Signore.
Il 17 settembre, sul monte Alverna (la Verna), dove si era ritirato insieme ad alcuni dei suoi primi compagni, ricevette le stigmate, segno visibile della sua identificazione con il Cristo. Ma da questo luogo di esperienze mistiche dovette scendere, perché gravemente malato: gli era quasi scomparsa la vista ed era estenuato da ripetute emottisi. Nel Testamento e nel Cantico delle creature – che Francesco compose in un eremitaggio che si era fatto apprestare presso il convento di S. Damiano, confortato e sostenuto dalla preghiera di Chiara e delle sue compagne – esprimeva il suo amore a Madonna povertà e il legame d’amore che univa tutte le creature tra loro e con l’uomo, quasi un abbraccio cosmico per dare gloria a Dio. Grazie al Cantico delle creature, è riconosciuto come uno degli iniziatori della tradizione letteraria italiana.
Morì all’età di 44 anni la sera del 3 ottobre 1226. Il 16 luglio 1228 papa Gregorio IX, alla presenza della madre Pica e di altri parenti, del vescovo di Assisi che lo aveva accolto, nudo, sotto il suo mantello, lo iscriveva nell’albo dei santi. A lui si ispirano diverse famiglie religiose maschili e femminili che da lui prendono il nome. Pio XII, nel 1939, lo ha proclamato patrono d’Italia.

Per cantare insieme: FORZA VENITE GENTE

Coro: Forza venite gente che in piazza si va un grande spettacolo c’è. Francesco al padre la roba ridà.

Padre: Rendimi tutti i soldi che hai!

Francesco: Eccoli, i tuoi soldi tieni padre sono tuoi eccoti la giubba di velluto se la vuoi. Non mi serve nulla, con un saio me ne andrò. Eccoti le scarpe, solo i piedi mi terrò. Butto via il passato, il nome che mi hai dato tu. Nudo come un verme non ti devo niente più.

Chiara: Non avrà più casa, più famiglia non avrà.

Francesco: Ora avrò soltanto un padre che si chiama Dio.

Coro: Forza venite gente che in piazza si va un grande spettacolo c’è. Francesco al padre la roba ridà.

Padre: Figlio degenerato che sei!

Chiara: Non avrai più casa, più famiglia non avrai. Non sai più chi eri, ma sai quello che sarai.

Francesco: Figlio della strada, vagabondo sono io. Col destino in tasca ora il mondo è tutto mio. Ora sono un uomo perché libero sarò, ora sono ricco perché niente più vorrò.

Chiara: Nella sua bisaccia pane e fame e poesia.

Francesco: Fiori di speranza segneranno la mia via.

Coro: Forza venite gente che in piazza si va un grande spettacolo c’è.

Chiara: Francesco ha scelto la sua libertà.

Padre: Figlio degenerato che sei!

Coro: Figlio degenerato che sei!

Chiara: Ora sarà diverso da noi!…

Si narra che, quando ancora Francesco viveva nella casa del padre, quest’ultimo lo sentisse parlare durante la notte con qualcuno di cui non riusciva a sentire la voce. Francesco parlava con un angelo che lui solo poteva sentire e vedere.

La musica di “Angelo biondo” in una canzone de Lo Zecchino d’oro

Ci sono due musical italiani che, fin dal titolo, rappresentano un invito allo stare insieme, all’accoglienza dell’altro, alla condivisione. Sono “Aggiungi un posto a tavola” e “Forza venite gente”. Due classici, uno dei quali è tornato in una nuova versione modernizzata per il quarantennale. E’ “Forza venite gente”.

Dal musical emerge Francesco come uomo animato dalla volontà di aiutare in tutti i modi il prossimo. Questo vale per lui e per tutto il corpo dei suoi frati. Un segnale importante giunge da Papa Gregorio IX, che ne riconosce i valori, come l’umiltà e la semplicità, ma anche il coraggio nel rapportarsi con gli altri. Ma ci sono altri aspetti della vita di san Francesco che il musical mette in evidenza. Il difficile rapporto con il padre, Pietro di Bernardone, che simboleggia le incomprensioni che spesso ci sono tra padri e figli. Pietro non si dà pace per la scelta del figlio, non riesce a capire. Vede che Francesco vuole ottenere determinate cose, mentre lui per il figlio ne vorrebbe altre. Francesco anche in questo caso si affida all’aiuto di Dio. Aiuta il padre, il quale alla fine comprende. All’inizio anche la stessa Chiesa sembra non comprendere san Francesco. Il rapporto con il papa è significativo in questo senso. Il papa resta come ‘disarmato’ dall’atteggiamento di Francesco, il quale gli dice: noi non vogliamo nulla dalla Chiesa. Francesco resta fedele all’umiltà che predica. E alla fine anche il papa capisce la grandezza d’animo del futuro santo. Parlare di san Francesco significa anche parlare di pace. Egli andò in Terrasanta con i crociati, ma per portare un messaggio di pace. E’ il tempo della V Crociata quando Francesco con undici confratelli – il 24 giugno 1219 -si imbarcò ad Ancona alla volta di Damietta (ndr. la città si affaccia sul Mar Mediterraneo, sul delta del Nilo, circa 200 km a nord del Cairo. Il controllo del porto significava il controllo del Nilo: da lì i Crociati ritenevano di essere in grado di conquistare l’Egitto, da dove avrebbero quindi potuto attaccare la Palestina e riconquistare Gerusalemme). Francesco viaggiò fino in Egitto e incontrò il sultano al-Malik-al-Kamil, mentre infuriavano i combattimenti (ndr. Damietta venne assediata e occupata nel 1219, ma per il 1221 i Crociati erano stati sconfitti fuori dal Cairo e cacciati dall’Egitto. Damietta fu anche l’oggetto della Settima crociata, guidata da Luigi IX di Francia). Riuscì a parlare con il nemico, ‘disarmandolo’ con la sua semplicità. Dieci anni più tardi, il sultano negoziò un accordo di pace con l’imperatore svevo Federico II, che assegnò ai cristiani Betlemme, Nazareth e quasi tutta Gerusalemme, lasciando ai musulmani i luoghi santi della spianata delle Moschee. Tornato in Italia dai suoi confratelli, i frati minori, Francesco continuò la sua vita di preghiera e testimonianza; nel 1223 creò il primo presepio, scrisse Il Cantico delle creature. Meno di due anni dopo la sua morte, fu proclamato Santo ed è ancora amato ed onorato in tutto il mondo.

La città di Assisi, a motivo del suo illustre cittadino, è assurta a simbolo di pace, soprattutto dopo aver ospitato i quattro grandi incontri tra gli esponenti delle maggiori religioni del mondo, promossi da papa Giovanni Paolo II nel 1986 e nel 2002, da papa Benedetto XVI nel 2011 e da papa Francesco nel 2016.

Il cardinale Jorge Mario Bergoglio, eletto papa nel conclave del 2013, ha assunto, primo nella storia della Chiesa, il nome pontificale Francesco proprio in onore del Santo di Assisi.